Nuove aule per una Scuola che investe sulla qualità del lavoro.
Ridare dignità alla professione: questa la cornice teorica del Convegno intitolato “La cultura del buon lavoro”, ospitato domenica 21 gennaio 2018 al Centro di Formazione Professionale “Don Bosco” in occasione del ritrovo annuale degli Ex Allievi. Tra i presenti il sindaco, intervenuto per l’inaugurazione ufficiale delle nuove aule dell’ala est dell’edificio.
La giornata ha inizio con il tradizionale momento di accoglienza: uno spazio prezioso per lo scambio dei saluti, per far memoria di un passato che dà spessore alla quotidianità di molti, per una pausa di ristoro che regala un tocco di famiglia.
Aprendo la conferenza, il direttore entra subito nel vivo della tematica: il lavoro può considerarsi buono se, traendo alimento dall’impegno, si apre agli altri e porta alla piena realizzazione di sè.
Come sottolinea di seguito don Gianni Filippin, Delegato Ispettoriale degli Ex Allievi, il lavoro è una delle emergenze più grandi di oggi. “Siamo un Paese senza giovani e senza lavoro”. Questo fatto, che interroga tutti, deve spronare gli Ex Allievi a vivere e a testimoniare il binomio tanto caro a don Bosco: essere bravi cristiani ed onesti cittadini. Il Santo credeva molto nei “suoi ragazzi” e ora chiede loro l’impegno di allargare l’opera oltre le mura dell’Oratorio. Per i Salesiani, e per chi ne ha assorbito i valori, il lavoro deve essere, infatti, “l’ottava opera di misericordia”.
Ma il lavoro, per essere buono, deve diventare luogo umanizzante, strumento di identificazione e mezzo per la costruzione di un mondo migliore.
Il CFP di San Donà, nei suoi sessant’anni di vita, è stato sicuramente fucina del lavoro buono. Il merito va senz’altro ai formatori capaci di coinvolgere, sostenere, motivare gli allievi, anche quelli che hanno alle spalle ripetuti insuccessi. Cosicché i giovani conservino in cuore l’affetto di chi li ha accolti, capiti e ha avuto fiducia in loro.
Ed è proprio per rispondere in modo efficace alle aspettative dei giovani che l’Oratorio – ribadisce don Massimo – ha raccolto quest’anno alcune sfide importanti: a) rovesciare la didattica classica per avvicinare i ragazzi che hanno l’intelligenza nelle mani anche alle materie teoriche, utilizzando un approccio induttivo. b) guardare avanti con il desiderio di avviare un nuovo settore, quello delle energie rinnovabili, per rispondere alle pressanti esigenze del territorio. c) metter mano ai laboratori per allestire spazi ampi e organizzati per i settori in espansione come quelli: motoristico-riparazioni e motoristico-carrozzeria.
Molto è già stato fatto. Basti pensare alla collaborazione avviata con l’ITIS “Volterra” che dal prossimo anno accoglierà direttamente in quarta i ragazzi che concluderanno il primo triennio del corso ad indirizzo elettronico-informatico, permettendo il proseguimento dei loro studi fino alla maturità.
Dare a ciascuno un lavoro degno, interviene in chiusura il sindaco, dott. Andrea Cereser, è una priorità in cima all’agenda di tutti ma è un obiettivo difficile da raggiungere. Anche in una città ricca come San Donà, troppi, ancora, bussano quotidianamente alle porte del Municipio per chiedere lavoro, alloggio, cibo. Va dunque dato merito all’Oratorio che si spende, non solo per insegnare un mestiere, ma anche per indicare ciò che il lavoro rappresenta per la crescita di una comunità.
La mattinata prosegue con la cerimonia solenne del taglio del nastro e la benedizione delle 7 nuove aule del secondo piano. Gli ambienti non odorano più di pittura, ma “la loro inaugurazione ufficiale dà tono alla festa di oggi”. E’ un investimento importante mosso dalla volontà di offrire “il meglio ai nostri ragazzi”: ambienti puliti, ordinati, colorati ed efficienti dove sarà più bello e più invitante studiare ed apprendere.
È anche il pensiero dei tanti Ex allievi che girano ammirati di locale in locale. “Non vi è paragone – bisbiglia sorridendo uno di loro – con le aule disadorne d’un tempo, con la strumentazione povera che ci veniva fornita: un cacciavite, una treccia da riavvolgere e riutilizzare e poco più”.
Eppure quel luccichio che dà vivacità allo sguardo è il segno più evidente che l‘obiettivo è stato comunque centrato, che il lavoro appreso ha, ancor oggi, gli ingredienti della buona qualità.
Wally Perissinotto
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