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Quando a brillare non è una stella

Buongiorno per le classi seconde e terze di giovedì 28 gennaio 2021.

Cosa stavi facendo a marzo del 2020 per impedire all’abbraccio delle mura di casa di stringerti troppo forte? Io la sera passeggiavo lungo i cortili purtroppo deserti dell’Oratorio cercando di spargervi un po’ di quella strana sensazione mista fra noia ed oppressione che credo ciascuno di noi abbia provato.

Ma non ero solo. Una meravigliosa stella, lassù, sola come me, mi faceva compagnia. E nonostante la luna, che come una diva, togliesse la luce alle altre stelle, a quella no. E sera dopo sera, un po’ più a destra, oggi, un po’ più a sinistra, domani, sembrava godesse della compagnia delle altre sorelle del firmamento, spostandosi a chiacchierare prima con l’una, poi con l’altra, di quel bizzarro pianeta azzurro.

“Ma chi sarà?” Mi chiedevo ogni sera.

“Andromeda? E’ la stella più vicina, forse anche la più luminosa…”

“Magari è un evento cosmico di quelli al cui confronto il nostro Sole illumina come una candela nel mezzodì di un terso agosto”.

Alla fine non ho resistito. Ho preso l’Ipad e ho scaricato l’app della mappa del cielo, quella che dirigendo la camera nel punteggiato nulla traccia la posizione e il nome di ciascuna delle infinite stelle.

E tra Orse, Carri, Sagittari, Stazioni Spaziali e magari anche Alieni di Passaggio ho finalmente triangolato il mio obiettivo.

“E no! Non può essere. Devo avere sbagliato i punti di riferimento. O magari è l’app che sbaglia!”

E’ interessante come siamo così sicuri delle nostre sbagliate certezze che anche di fronte all’evidenza a sbagliare è l’intero universo!

“Eh no, se quella non è una stella allora è l’app che mi sta fuorviando, vediamo se trovo una mappa un po’ più precisa”. E quindi nuova mappa stellare, altri Carri e cavalieri, ma sempre la stessa risposta: non è una stella ma un pianeta.

Ma un pianeta non brilla, al massimo è illuminato, e comunque l’unica luce di cui può disporre non è la sua! Come può una tale meraviglia del creato, il più luminoso astro dopo la Luna, essere così vigliacco da spacciarsi per quello che non è? Un primo brivido mi corre lungo la schiena, e non è dovuto solo alla ‘frizzantina’ serata primaverile.

“Venere.” Ecco svelato il nome della mia compagna di passeggiate confinate.

Rientrato al calduccio, mi siedo di fronte al mio Ipad e oltre alla mappa stellare cerco più informazioni di questa nuova conoscenza, fatta poco fa in cortile.

Venere nella mitologia è sempre stato il nome della Bellezza, incarnato poi nell’arte in figure femminili, e capisco il motivo per cui dalla Terra sia stato attribuito questo nome a quello che indubbiamente è il più bello, luminoso e riconoscibile segno dell’inconcepibile immensità che ci circonda.

Venere è il secondo pianeta del Sistema Solare, il più vicino alla Terra, che invece è il terzo, e ne ha più o meno le stesse dimensioni. Si pensa che milioni di anni fa Venere fosse molto simile alla Terra, con mari e terre emerse, e forse anche con qualche forma iniziale di vita.

“Perché brilla come una stella?” questa è la domanda a cui cerco risposta.

Ecco la risposta: Venere è avvolta da una spessissima coltre di nuvole, profonde centinaia di chilometri, che riflettono la luce del sole in modo così vivido da sembrare esse stesse a generare quella luce.

Ma scopro anche molto di più. Le nubi sono ‘animate’ da potenti venti che raggiungono velocità tali da far sembrare il più violento uragano sulla Terra una leggera brezza autunnale.

Se volessimo raggiungere la superficie, dopo aver superato la ‘bora’ venusiana, le cose non andrebbero molto meglio.

La pressione causata da tutte le nubi sovrastanti sarebbe tale da schiacciarci in men che non si dica, riducendoci a poco più di una polpetta.

Raggiunta la superficie, ci accorgeremo che il peso da sostenere probabilmente non sarebbe così insopportabile come la temperatura: se la nostra astronave fosse di piombo si scioglierebbe! La temperatura tocca anche i 400°C! La polpetta verrebbe anche ben cotta!

Per fortuna su Venere piove spesso, e porterebbe un po’ di sollievo alle temperature infernali… ma… le piogge di Venere non sono di acqua, ma di acido solforico, lo stesso che si usa per le batterie dell’auto e per disgorgare il lavandino, ovvero un potentissimo corrosivo…

Quindi ripuliti dalle bufere, schiacciati per bene dalla pressione, cotti a puntino dalla temperatura e poi sciolti nell’acido.

Venere, la stella col nome della bellezza è un pianeta mortale.

Un altro brivido mi scuote, e stavolta sono al seduto al calduccio con il ristoro di una tazza di tè.

Caro Venere, attiri la mia attenzione, dici di essere una stella e non lo sei, ti vanti di una luce non tua e solo dopo che ti ho conosciuto mi riveli di essere fatalmente mortale…

“Sub specie boni” direbbero nella loro lingua i nostri antenati, che forse non conoscevano ancora Venere, ma conoscevano molto bene la natura dell’uomo.

“Come se fosse bello” diremmo noi, cercando di tradurre quella lingua.

A me è capitato di fare delle scelte che, inizialmente, sembravano promettermi molto più di quello che poi si sono rivelate.

Ma anche nelle piccole cose di ogni giorno, dalla morbosa attrazione per la tecnologia, alla esasperata cultura della forma fisica, dal miraggio delle sostanze chimiche di ogni tipo, al predominio sugli altri… cerchiamo stelle per sentirci meno vuoti nell’immenso cortile della nostra anima.

“Sub specie boni”, le riconosciamo tutte come cose che in qualche modo ci fanno del bene, ma che come Venere se ne cerchiamo la verità si rivelano mortali… forse non fisicamente, ma spengono pian piano la nostra luce interiore con il vento della passione degli istinti, il peso delle menzogne, il bruciare dell’odio, l’acido dei rapporti con gli altri.

L’unica nostra vera stella è il Sole, ci da luce e calore.

Il sole della nostra anima è uno solo, “e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te”.

Prof. Tommaso Bui

  • anno formativo 2020-21

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