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Incontro con Oleg Mandic

Mercoledì 8 novembre sei allievi delle classi terze del C.F.P. “don Bosco”, in rappresentanza di tutti gli allievi del Centro Professionale, hanno avuto l’opportunità di partecipare all’incontro con Oleg Mandic, l’ultimo bambino sopravvissuto ad Auschwitz.

L’evento, organizzato dal Rotary Club di San Donà di Piave si è svolto presso l’Auditorium Leonardo Da Vinci alla presenza di numerosi alunni degli Istituti Superiori sandonatesi. Mandic, laureato in legge, scrittore, intellettuale e giornalista, è l’autore del libro “L’ultimo bambino di Auschwitz” nel quale riporta la sua personale esperienza nel campo di concentramento come prigioniero politico con il numero tatuato IT – 189488.

Ma lasciamo la parola ai nostri ragazzi.

Nicholas (3A): “L’esperienza con Oleg Mandic mi è piaciuta, visto che mi è sempre interessato l’argomento sui campi di concentramento e lui è stato l’ultimo bambino ad uscirne vivo. Ci ha raccontato la sua vita attraverso un documentario”.

Alice (3E): “Anch’io ero presente all’incontro con Oleg Mandic, che ha parlato della sua vita e in particolare di come è stata la sua esperienza nel lager, nel campo della morte, di Auschwitz. Ascoltarlo è stato molto interessante, mi ha coinvolto tantissimo e mi ha fatto riflettere. Lui ha vissuto in prima persona questa esperienza e la cosa l’ha distrutto, ma solo in parte…infatti la frase che mi ha sorpreso, al punto di rimanere col fiato sospeso e senza parole, è stata quando ha detto che nonostante tutto è felice della sua vita. Se non fosse stato per Auschwitz non avrebbe mai capito quanto è importante e unica la vita. Dopodiché ho pensato alla mia di vita. Alla vita “normale” che viviamo noi tutti i giorni e devo dire che c’è moltissima differenza, se l’unico pensiero in quel tempo era quello di sopravvivere, di trovare anche solo un pezzetto di pane in più giusto per arrivare a fine giornata, noi adesso non ci accontentiamo mai e dobbiamo sempre avere tutto e di ultima generazione. Mentre parlava Oleg si emozionava spesso e non lo biasimo, anzi devo dire che mentre guardavamo il film in cui parlava nella sua lingua, mentre facevano vedere spezzoni di video oppure fotografie, anche a me qualche lacrima è scappata. Alla fine dell’incontro io e gli altri ragazzi della scuola ci siamo fatti fotografare con lui e dopo ancora io e la professoressa abbiamo comprato il libro e ce lo siamo fatte firmare con rispettiva dedica. Devo davvero ringraziare di cuore chi ci ha permesso di partecipare all’incontro, ringrazio gli organizzatori, i miei professori e tutti quelli che hanno pensato a questa giornata, anche perché, vista la sua età, dubito che ci possano essere molte altre occasioni. In ogni caso è stata una opportunità davvero molto bella, importante e soprattutto… INDIMENTICABILE”.

Wadim (3F): “L’incontro con il Dott. Oleg Mandic è stata un’esperienza che mi ha toccato. Sentire la sua storia e tutte le brutalità successe in quel periodo, raccontate in prima persona da chi ha vissuto tutto questo, è una esperienza unica.
Essendo una persona abbastanza anziana ci ha fatto prima vedere un video, poi ha raccontato quei momenti vissuti. Già durante il video si emozionava…chissà se avesse raccontato tutta la storia. Dopo aver passato tutto ciò, è riuscito a diventare una persona ottimista dicendo che le cose brutte le aveva già passate nel campo e dopo aver visto tutta quella brutalità quello che ci sarebbe stato dopo, non poteva che essere tutto bello. Ecco perché ha vissuto la vita al massimo. E non si dimentica mai di quello che ha passato, infatti ogni anno partecipa al treno della memoria e per questo io lo rispetto tantissimo perché così trasmette la storia a noi giovani che sempre meno ci interessiamo a queste cose. E sinceramente, grazie a questo incontro, ho scoperto cose che non sapevo e non avrei mai saputo se non fosse per l’occasione che mi è stata data”.

Nicholas (3B): “Beh, che dire…a parer mio è stata un’esperienza molto istruttiva sia dal punto di vista didattico che da quello umano. Infatti non c’è modo migliore per apprendere la storia se non facendosela raccontare da chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Ha un che di amaro vedere e sentire come venivano trattate queste persone che, come ci ha detto Oleg, al campo non erano altro che numeri. Ma nonostante tutte le sofferenze generate da questi “mostri”, ha deciso di raccontarci la sua esperienza ad Auschwitz perché certi fatti non devono essere dimenticati. E credo che finché ci saranno ragazzi disposti a stare ad ascoltare questi fatti non verranno mai dimenticati”.

 

prof. Jolanda Nardiotti

  • 2017-18

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